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Tamburelli del Gruppo Folk Aulos


SHIBBOLETH
Canti & cunti


Gruppo Teatro Tempo











































































































































Canti di Natale : Testi

Titolo
Autore

Legenda
M=MP3
S=Spartito musicale
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Pop. Raccolta Frontini
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Pop. Raccolta Frontini
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Pop. Raccolta Frontini
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Pop. Raccolta Frontini
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Pop. Raccolta Frontini
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Pop. Raccolta Frontini
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Pop. Raccolta Frontini
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Pop. Raccolta Frontini
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Pop. Raccolta Favara
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Pop. Raccolta Favara
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Pop. Raccolta Frontini
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Pop. Raccolta Favara
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Pop. Raccolta Favara
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Pop. Raccolta Frontini
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Pop. Raccolta Favara
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Pop. Raccolta Frontini
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Pop. Raccolta Favara
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Pop. Raccolta Favara


A nuvena 'i Natali

In Sicilia, l’usanza di celebrare la novena natalizia (a nuvena) affonda le sue
radici in un lontano passato e, ancora oggi, sopravvive in alcuni paesi dell’Isola.
Col termine nuvena s’intende anche un canto natalizio che, anticamente,
durante i nove giorni precedenti la vigilia di Natale, era eseguito, davanti al
presepio, dai ninariddari, dai ciaramiddari o da suonatori di strumento a fiato.

I ninariddari andavano in giro per le case e sostavano anche davanti alle
putie
,  accompagnando con la musica le cosiddette ninnareddi, cantate
natalizie che, fino al 1867, erano eseguite di notte.
Alla fine della Novena era tradizione che il capofamiglia o u putiàru
regalassero al ninariddaru un tipico dolce natalizio ripieno di frutta e
fichi secchi: u cucciddatu

A Nuvena era caratterizzata dalla scattiata dâ ciaramedda davanti ad un
altarino (figuredda) rappresentante un piccolo presepe, sul quale era posta
un'icona raffigurante la Natività.
A figuredda era addobbata con rami d’alloro, agrumi e fiori ed illuminata, al pari
della Cona con nove candele o nove lumini.

La novena dê ciaramiddara era suddivisa in quattro tempi (i cosiddetti caddozzi) ciascuno della durata di circa dieci minuti. Nel primo tempo, veniva
suonata una melodia popolare dedicata a Sant’Antuninu, nel secondo, una in
onore di San Giuseppi; il terzo tempo consisteva, perlopiù, in una serie d’invocazioni alla Madonna e ai Santi (a litanìa). L’ultimo caddozzu, infine,
era eseguito a-ppiàciri, ossia a scelta dû ciaramiddaru o dû patruni di casa.


Manciarisi 'na Cona


Col termine Cona (icona) si indica, sia un'effigie con un'immagine sacra, sia la
nicchia (a-nnicca) o gli altarini (atareddi) con immagini del Cristo o di
Madonne e Santi, ricavati all'interno delle edicole votive (nuvene) o nelle
facciate delle abitazioni terrane.

Per celebrare la novena di Natale, nelle case siciliane, si parava a Cona,
un'icona raffigurante la Sacra Famiglia.
A Cona si cunzava-cchè-rrama, i fògghi e i frutti di l'arànciu amaru, cchè
mannarini e i lumia, ccù sparaciu niuru, u spinu-bbiancu e u cuttuni sciusu che
simulava la neve.
In segno d'offerta, sutt 'a Cona, i devoti più abbienti mettevano cufina chini d'aranci, mannarini, cutugna, ficurinia, nespuli di nvernu, ranati, cosa
duci fatti 'n casa e-ccicculatti.

Di fronte a-ttanta-gghiuttoneria, i ragazzini più " intraprendenti " (i carusiddi-cchiù vivuli), non resistendo alla tentazione, "spilluzzicavano" continuamente
(piluccavunu 'n sichitanza) cosi, sovente, anche a Cona più riccamente addobbata rimaneva ornata solo di biancospino, asparago e bambagia.
Da ciò, il detto: <<Manciarisi na Cona>> che significa "mangiare a crepapelle".